Offshore: si possono stabilire regole certe e chiare per evitare di ripetere gli errori

Erano circa quaranta, a maggio 2022, i progetti di eolico offshore per i quali è stata fatta richiesta di connessione a Terna per complessivi 17 GW di potenza. Numeri in continua evoluzione.

La gran parte delle richieste si concentrano in Sardegna con 7,5 GW di richieste, Sicilia (7,3 GW), Puglia, Molise e Basilicata (11,5 GW) e in Calabria (1,7 GW). Ma non mancano proposte e studi anche in regioni come Lazio, a Civitavecchia, Toscana, a Pisa con 136 MW, nelle Marche (840 MW), Abruzzo (1,7 GW) Emilia-Romagna (930 MW) e Veneto (800 MW).

Se approvati, questi progetti porterebbero l’Italia a raggiungere in breve tempo quasi tutti gli obiettivi al 2030 dell’eolico, onshore(sulla terraferma) compreso, contribuendo alla lotta contro l’emergenza climatica e alla riduzione dei costi in bolletta per famiglie e imprese.

Eppure, questi impianti trovano forti opposizioni per l’impatto paesaggistico, anche quando sono posti a distanze considerevoli dalla costa.

Come in Sardegna dove con l’eolico offshore galleggiante a distanze comprese tra i 20 e i 40 km dalla costa si potrebbero installare in dieci anni 700 turbine (70 all’anno) per un complessivo di oltre 7 GWe creando 5000 nuovi posti di lavoro e contribuendo a più del 5% del PIL dell’isola, ma la Regione si oppone a questa energia rinnovabile.  

Forse molti di questi progetti presenteranno criticità, ma si possono stabilire regole certe e chiare per evitare di ripetere gli errori dell’eolico onshore (sulla terraferma), le cui linee guida nazionali sono arrivate solo nel 2010, ben dieci anni dopo le prime installazioni.

È importante, dunque, migliorare i progetti, laddove necessario, ma anche dare regole chiare alle imprese e ai territori per aiutare la realizzazione di questi impianti.

Soltanto in questo modo, infatti, si potranno superare gli ostacoli non burocratici, e al contempo dare garanzie ai cittadini e alle cittadine sulla qualità degli impianti, evitando il proliferare di fake news che creano dissenso ingiustificato. Come quando si parla di impatto paesaggistico.

Un impianto eolico offshore, posto a 12 chilometri dalla costa, viene percepito all’occhio umano con una grandezza di 1,5 centimetri, che si riduce a 0,64 cm per impianti posti a 28 chilometri e a 0,41 se posti a 43 km.

L’impianto eolico offshore di Taranto è stato inaugurato la bellezza di 14 anni dopo la presentazione del progetto.

Per questa ragione Legambiente si è presentata all’inaugurazione del 21 aprile scorso con lo striscione “Scusate il ritardo”.

Per sottolineare gli ostacoli a questi impianti per incomprensibili impatti visivi, come in questo caso in cui l’installazione riguarda un’area dove sono già presenti le ciminiere dell’ex Ilva, della raffineria Eni, del cementificio e delle gru del porto industriale.